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Si studiano le aritmie collegate al Covid

Si studiano le aritmie collegate al Covid

Lo studio per determinare le aritmie in pazienti che hanno avuto il Covid

Il progetto “1000 ritmi del cuore” era stato pensato a fine 2019 come studio epidemiologico per analizzare la prevalenza di fibrillazione atriale e altre aritmie nella popolazione over 65 bresciana. Nel 2020 la Fondazione aveva provveduto all’acquisto dei dispositivi Holter necessari allo studio, come documentato nei Bilanci Sociali del 2020 e 2021. Poi la pandemia ha sconvolto tutto, lo studio è stato trasformato in chiave Covid ed è proseguito per tutto lo scorso anno. Nel 2022, infatti, la Fondazione ha ulteriormente contribuito al progetto con l’acquisto di 440 dispositivi monouso indispensabili all’applicazione degli Holter per un importo totale di 12.200 euro.

Questo studio prospettico mirava a valutare la prevalenza di aritmie cardiache a lungo termine in pazienti con cardiomiopatia o comorbidità cardiovascolari colpiti da una grave infezione da Covid-19, sei mesi dopo la dimissione dall’ospedale. I pazienti precedentemente ricoverati per Covid nel reparto di Cardiologia, dopo sei mesi dalla dimissione, sono stati chiamati a visita di controllo, durante la quale è stato loro applicato un monitor Holter con un elettrocardiografo (ECG) wireless 24 ore su 24 (Holter Rooti). Si tratta di minidevice di 14 grammi assicurati al torace da speciali adesivi, che consentono di registrare nelle 24 ore il tracciato elettrocardiografico, la pressione del sangue e le apnee notturne. Esclusi i referti che non evidenziavano anomalie, un elettrofisiologo ha esaminato quelli che segnalavano aritmie significative e li ha classificati secondo il seguente schema: fibrillazione atriale (FA), attività ectopica sopraventricolare o ventricolare, tachicardia ventricolare sostenuta (con durata >30s) o non sostenuta e bradicardia con frequenza cardiaca <45 bpm. Il sistema Holter ha fornito anche misurazioni della pressione sanguigna e dati sull’apnea notturna. Alla visita ambulatoriale, i pazienti sono stati intervistati anche per sintomi residui associati a Covid-19.

“1000 ritmi del cuore” è stato uno studio preliminare, le cui ridotte dimensioni del campione e la mancanza di un gruppo di controllo rappresentano i principali limiti, che ha comunque permesso di individuare in una percentuale significativa di soggetti apnee ostruttive notturne legate probabilmente al Covid, da tenere presenti come primo possibile segno di discomfort per polmoni, cervello e aritmie. Ulteriori approfondimenti, con coorti più ampie, sarebbero necessari per valutare il coinvolgimento cardiaco residuo nella fase di convalescenza per i pazienti che si sono ripresi dal danno cardiaco associato a Covid-19.