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Scala 4 diventa 4.0 grazie alle vostre donazioni

Sono partiti i lavori per la ristrutturazione di Scala 4, che diventa Centro Covid all’avanguardia, dotato di tutti i più sofisticati sistemi di cura e controllo.

Nei giorni scorsi, in una conferenza stampa convocata da Massimo Lombardo, direttore generale dell’Asst Spedali Civili, alla presenza di Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili, e di Fabrizio Spazzini, presidente della cooperativa sociale «Per Brescia», è stata annunciata la partenza dei lavori per la ristrutturazione di Scala 4. Qui troverà posto il Centro Covid: 170 i letti, totalmente isolato dal resto dell’ospedale, ma collegato, con accessi sicuri, a tutti al corpo della struttura e in particolar modo alla Terapia intensiva Covid, nel caso dovesse essere necessario spostare i pazienti ricoverati. A finanziare l’intera operazione di ristrutturazione la nostra Fondazione, grazie alle donazioni che nei mesi più critici sono arrivate da ogni parte d’Italia e dall’estero, arredi e apparecchiature saranno invece pagati con i fondi offerti da Banca Intesa Sanpaolo.

A gestire concretamente i lavori sarà la cooperativa sociale «Per Brescia», di cui fanno parte molti professionisti che prestano tutti la propria opera a titolo gratuito. Appositamente istituita unicamente per questo scopo verrà sciolta una volta terminata la ristrutturazione. Entro quattro settimane saranno pronti i primi due piani, il quarto e il quinto, oltre al piano terra dove saranno collocate Tac, Radiologia e le zone per il cambio degli operatori sanitari che lavoreranno nel reparto.

Il cambio di denominazione, da 4 a 4.0, non ha solo un valore simbolico. Ogni letto, infatti, sarà dotato di monitor, che saranno controllati non solo centralmente in reparto, ma potranno essere collegati in remoto con altri reparti, in particolar modo con la Terapia intensiva, così da permettere consulti in tempo reale. Non solo. Su ogni letto troverà posto una telecamera che consentirà a medici e infermieri di poter controllare ogni paziente dalla postazione centrale e i sistemi di erogazione dell’ossigeno per la respirazione assistita se necessario potranno essere agilmente riconvertiti in ventilazione meccanica.

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Una pagina sui giornale per raccontare cosa abbiamo fatto

Volevamo riassumere e dare conto di quello che in questi mesi, da quando la vostra generosità è arrivata con donazioni concrete a Fondazione Spedali Civili, che cosa è stato fatto. Per questo abbiamo deciso di far pubblicare sui quotidiani (Giornale di Brescia, Bresciaoggi e Corriere della Sera) una pagina che desse conto di che cosa ci avete permesso di fare. Tante azioni, dalla più piccola alla più grande, per essere sempre più vicini all’Asst Spedali Civili: ricerche, studi, assistenza, sostegno ai sanitari, aiuto psicologico e tanto, tanto altro ancora. Se volete approfondire ogni singolo argomento ne trovate conto su questo sito e, anche, sulla pagina YouTube (qui il link https://www.youtube.com/channel/UCFc8pFPMBexFrsdPYnIqnEw).

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Marta Nocivelli ospite nel Tg di Teletutto

La presidente di Fondazione Spedali Civili, Marta Nocivelli, è stata ospite nel telegiornale di Teletutto per spiegare il progetto «1000 ritmi del cuore».

Grazie al finanziamento di Fondazione, la Cardiologia degli Spedali Civili,e in particolar modo l’Elettrofisiologia, potranno capire i pazienti positivi al Covid hanno strascichi a livello cardiaco. Guarda il video pubblicato sul canale YouTube di Fondazione Spedali Civili a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=2hkL2rjlSjo  

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«1000 ritmi del cuore», via al follow up dei pazienti positivi al Covid

Grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili, si investiga la correlazione fra Sars-Cov-2 e irregolarità del ritmo cardiaco

Diversi studi recenti hanno dimostrato come la pandemia di coronavirus possa essere associata ad aritmie cardiache. A tal punto che proprio le palpitazioni sono spesso il primo sintomo lamentato dai pazienti e tachicardia e fibrillazione atriale rappresentano, soprattutto fra le persone ricoverate in terapia intensiva, la complicanza più frequente dopo la sindrome da distress respiratorio acuto. Ma, una volta guariti dal Covid, quali sono le sequele che potrebbero avere questi pazienti? Le aritmie scompaiono, oppure no? E se no, peggiorano, restano stabili? Ha preso avvio anche da queste considerazioni «1000 ritmi del cuore», lo studio partito nelle scorse settimane all’Ospedale Civile di Brescia, grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili.
Primo obiettivo dell’indagine è: «La determinazione della prevalenza di aritmie sintomatiche e asintomatiche nei pazienti dimessi dalla cardiologia colpiti da Covid-9 – spiega Antonio Curnis, responsabile del laboratorio di Elettrofisiologia degli Spedali Civili, coordinatore della ricerca -. Obiettivi secondari sono poi la stima dei pazienti con fibrillazione atriale, che prima di quel momento non era stata individuata o trattata, e la caratterizzazione completa di tutte le aritmie cardiache che potrebbero essere rilevate durante il monitoraggio».
Come avviene il monitoraggio? «E’ qui che siamo entrati in gioco noi – ricorda Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili -. Era, infatti, necessario acquistare un consistente numero di monitor Holter che, a differenza di quelli consueti, sono in grado di misurare, nelle 24 ore, anche pressione sanguigna e apnee notturne». Il RootiCare, questo il nome dell’apparecchiatura, presenta, inoltre, altri vantaggio rispetto a quella tradizionalmente utilizzata per la misurazione dell’attività elettrica cardiaca. «In primo luogo le ridottissime dimensioni – prosegue Nocivelli -, questo monitor misura infatti 2×6 centimetri, poi non è necessario applicare altri elettrodi collegati a cavi, si posiziona semplicemente sul torace con degli adesivi e la rilevazione inizia».
Ma l’assenso a questo studio da parte di Fondazione Spedali Civili ha anche a che vedere con un altro aspetto non secondario: «Indipendentemente dal risultato dell’Holter – sottolinea Nocivelli – l’opportunità che viene data ad un certo gruppo di persone di essere richiamate in ospedale per essere sottoposte ad un monitoraggio che diventa una sorta di followup della malattia Sars-Cov-2 rasppresenta, infatti, un notevole valore aggiunto perché di fatto è un controllo post-covid». Tanto è vero che tutte le persone fino ad ora interpellate hanno non solo aderito, ma hanno mostrato di apprezzare particolarmente la loro presa in carico per un follow up di cui sentivano, anche psicologicamente, la necessità.
Circa la metà dei pazienti che sono stati ricoverati in cardiologia con diagnosi di Covid-19 erano già seguiti per problemi cardiaci, ma alto è stato anche il numero di quelli che presentavano sintomi ex novo come miocarditi, aritmie o infarti senza problemi pregressi. «Al termine dei follow up – spiega ancora il professor Curnis – saremo in grado di stabilire quanti pazienti e in che misura mostrano ancora i sintomi che erano stati individuati al momento del ricovero in reparto. Una volta analizzate le registrazioni, tutte sottoposte ad algoritmi diagnostici automatici per aritmie cardiache e che quando identificate come potenziali anomalie vengono controllate visivamente da un cardiologo, ai pazienti verrà comunicato il referto e, quando necessario, saranno indirizzati al medico di base o allo specialista».

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Il canale YouTube di Fondazione è online

Tutti i video, i servizi giornalistici, le news più rilevanti e gli approfondimenti ora sono anche online sul nostro canale Youtube

Per far sì che i nostri sostenitori siano sempre più aggiornati sulle attività di Fondazione Spedali Civili, abbiamo deciso di creare un canale YouTube, (qui il link https://www.youtube.com/channel/UCFc8pFPMBexFrsdPYnIqnEw). Sul canale si possono trovare tutti i video dei servizi giornalistici che parlano di noi, ma non solo. Mano a mano pubblicheremo anche video di servizio, di approfondimento, di racconto di quel che stiamo facendo e che stiamo progettando di fare. Una modalità immediata e agevole che permette a noi di far conoscere sempre più e sempre meglio Fondazione e a voi di seguirci da vicino. Iscrivetevi e fate iscrivere tutti coloro pensate possano essere interessati a saperne di più.

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Help Line e Covid-19: tre psicologi grazie a Fondazione

Fondazione Spedali Civili sostiene il progetto Help Line. Il servizio di telemedicina in psichiatria, diretto a tutta la popolazione dell’Asst Spedali Civili. Centomila euro il fondo stanziato per i prossimi due anni.

661 prestazioni erogate a 231 persone, di cui oltre la metà (142) operatori sanitari degli ospedali di Brescia, Gardone Val Trompia e Montichiari. Sono questi alcuni dei numeri, da inizio marzo a fine agosto, dell’Help Line, un servizio di telemedicina in psichiatria attivato grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili di Brescia. Colloqui vis à vis, 289 quelli che hanno coinvolto medici, infermieri e altri sanitari impegnati in prima persona nell’emergenza Covid, ma anche telefonici o in videochiamata, 262 in questo caso quelli che hanno interessato pazienti o loro famigliari, e anche gruppi terapeutici, 19 quelli che si sono svolti all’interno degli Spedali Civili, 2 quelli all’ospedale di Gardone Val Trompia.
«La grave emergenza sanitaria causata dal Covid – spiega Maria Angela Abrami, responsabile dell’Unità di Psicologia clinica e del benessere psicologico dell’Asst Spedali Civili – ha determinato situazioni di forte stress psicologico, fino addirittura a slatentizzare veri e propri disturbi e patologie. Per questo fin da subito, su input del direttore sociosanitario Annamaria Indelicato e d’intesa con Antonio Vita, direttore del Dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze, abbiamo fatto partire un supporto psicologico sia in remoto che in presenza».
Un supporto indirizzato in prima battuta ai pazienti colpiti dal Covid-19, ai loro famigliari e agli operatori sanitari, ma che è diretto a tutta la popolazione. La ricerca scientifica in occasione di altre epidemie (Ebola, Sars, Mers, H1N1) ha, infatti, evidenziato quanto gli effetti di un’emergenza sanitaria possano essere particolarmente duraturi nel tempo. «I sintomi – prosegue Abrami – possono andare da un disturbo acuto da stress fino a un disturbo post traumatico da stress, oltre a depressione, alterazione dell’umore, alta emotività espressa (rabbia, paura…) abuso di sostanze». Disturbi che non sempre vengono meno una volta passato il periodo di emergenza ed è per questo che l’Help Line proseguirà per almeno due anni.
«Il nostro impegno – spiega Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili – si concretizza nel sostegno economico, 100mila euro la cifra stanziata, per il reclutamento di tre psicologi-psicoterapeuti, per 25 ore settimanali per 24 mesi a partire dal 1° di ottobre. Due di loro saranno operativi in altrettanti Centri psico-sociali del territorio, mentre il terzo lavorerà all’interno degli Spedali Civili. Gli psicologi ingaggiati saranno espressamente dedicati al servizio di Help Line, sostituendo così gli operatori che attualmente sono impegnati su questo fronte oltre al loro lavoro ‘normale’».
Dopo un primo contatto telefonico e la consulenza per effettuare il triage psicologico, spiega ancora Abrami: «Si possono strutturare colloqui psicologici e/o trattamenti farmacologici indirizzando la persona al medico di medicina generale o allo specialista psichiatra del Cps. Nel caso in cui vi siano gravi reazioni peritraumatiche, invece, il paziente viene immediatamente inviato alla valutazione specialistica». Nelle situazioni meno problematiche, ma ugualmente bisognose di aiuto, la consulenza psicologica può proseguire con altri due colloqui telefonici o vis à vis, nei quali «lo psicologo ascolta, dà indicazioni, rassicura – dice ancora la responsabile dell’Unità di Psicologia clinica e del benessere psicologico – così che chi in quel momento sta vivendo uno stato d’ansia elevato sa di poter avere un sostegno e un supporto professionale».

I numeri dell’Help Line
Lo sportello di Help Line è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17. I recapiti telefonici sono: 333.6170344, per il territorio che fa riferimento agli Spedali Civili; 1° Cps: 334.1538938; 3°CPps: 334.1538911; 2° e 4° Cps:334.1538955.

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Quegli anticorpi la cui memoria è così importante

Come si svolgerà il progetto di ricerca CoronAId-Iperimmuni. Il caso Ebola ha reso evidente come trasfusioni di plasma iperimmune siano state fondamentali nell’affrontare con successo quella grave patologia. Queste infusioni…

non rappresentano una cura definitiva, ma grazie all’alto contenuto di anticorpi neutralizzanti sostengono il sistema immunitario del paziente e, per così dire, lo aiutano ad attrezzarsi contro l’attacco del virus. Uno dei limiti della raccolta di plasma mediante aferesi è, però, l’alto numero di donatori necessari per coprire l’intero fabbisogno in caso di pandemia, oltre poi alla necessità di ulteriori trattamenti e analisi per verificare che non siano veicolo di altre patologie trasmissibili.
Il progetto CoronAId-Iperimmuni si pone l’ambizioso obiettivo di ‘saltare’ questo passaggio creando una banca dati contenente migliaia di sequenze di geni per anticorpi, detti ‘neutralizzanti’, diretti contro SARS-CoV2. I geni saranno isolati da una popolazione selezionata di linfociti B, detti della memoria, che hanno la capacità di riconoscere la proteina Spike di SARS-CoV2.
I linfociti B hanno origine nel midollo osseo, il loro scopo è riconoscere antigeni estranei al nostro organismo; una volta che li hanno ‘incontrati’ (in questo caso proteine prodotte dal virus SARS-CoV2) si attiva una prima risposta del nostro sistema immunitario (quella che genera le IgM), a cui fa seguito la produzione di cellule B della memoria virus-specifiche e il rilascio di forme solubili di anticorpi protettivi del tipo IgG1. Le cellule B della memoria, che esprimono anticorpi ad alta affinità con il virus, espletano un ruolo chiave nel proteggerci da eventuali infezioni successive dello stesso virus.
Lo studio dei geni delle immunoglobuline (la cui sigla è Ig) della ricerca finanziata dalla Fondazione Spedali Civili si concentrerà soprattutto su quelle del tipo IgG. Va detto che di queste ultime esistono diverse sottoclassi (IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4) con funzioni specifiche e durata di azione variabile. Ecco perché è così importante il ruolo degli Spedali Civili che, attraverso il proprio database e studi sierologici dedicati, saranno in grado di individuare quelle persone che, ammalatesi di Covid-19, guarite e con doppio tampone negativo, hanno un’elevata concentrazione nel sangue di una particolare sottoclasse di IgG (IgG1) con azione duratura e protettiva contro il SARS-CoV2.
L’ipotesi di partenza del progetto è più semplice di quanto non sia poi, ovviamente, la sua concreta realizzazione: se si riescono a isolare dai linfociti B anti-SARS-CoV2 di donatori di plasma iperimmune le sequenze genetiche delle immunoglobuline, potrebbe poi essere possibile riprodurle sinteticamente in quantità teoricamente illimitate. Il progetto CoronAId-Iperimmuni trarrà benefici da uno studio finanziato di recente da Fondazione Cariplo (multicentrico coordinato sempre dall’Ifom in partnership con l’Università degli Studi di Brescia, l’Asst Spedali Civili, l’Università degli Studi di Milano, l’Asst Santi Paolo e Carlo e l’IBM di Zurigo) che mira a utilizzare l’intelligenza artificiale e modelli di simulazione di interazioni anticorpo-antigene per selezionare un pool complesso di immunoglobuline anti SARS-CoV2, vale a dire quelle a più elevato potere neutralizzante.

Stefano Casola

Stefano Casola (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare, IFOM, Milano), principal investigator di Ifom, promotore dello studio. Esperienza in immunologia cellulare e molecolare con focus su linfociti B e sulla genetica degli anticorpi. L’unità sarà responsabile della generazione di librerie di geni anticorpali da linfociti B isolati da pazienti COVID-19 convalescenti. L’unità si occuperà anche della sintesi in forma ricombinante di anticorpi umani anti-SARS-CoV2 a potere neutralizzante, della loro validazione pre-clinica e dello sviluppo di un test sierologico ELISA per la quantifica dei livelli circolanti di tutte le classi e sottoclassi di anticorpi anti-SARS-CoV2.

 

Raffaele Badolato

Raffaele Badolato (Spedali Civili di Brescia e Università di Brescia), direttore della Scuola di specializzazione di Pediatria dell’Università di Brescia, esperienza in studi delle basi cellulari dei difetti immunitari di pazienti con immunodeficienze congenite. L’unità sarà responsabile della raccolta del materiale biologico da pazienti COVID-19 pediatrici e collaborerà con l’Unità del Dr Casola nell’isolamento di linfociti B reattivi contro il virus SARS-CoV2.

 

 

Camillo Almici

Camillo Almici (Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, ASST Spedali Civili di Brescia), direttore Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Asst Spedali Civili, esperienza nell’identificazione citofluorimetrica di Cellule Endoteliali Circolanti come marker di danno endotelaile in corso di trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche e di endotelialite da Covid-19; studi di medicina rigenerativa mediante la combinazione di cellule stromali mesenchimali, scaffold e sensori per il monitoraggio della proliferazione cellulare. L’unità sarà responsabile della selezione ed arruolamento dei pazienti adulti Covid-19 convalescenti, la successiva separazione delle cellule mononucleate e la loro distribuzione alle altre unità partecipanti al progetto.

 

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Al via CoronaAId-Iperimmuni, una ricerca finanziata da Fondazione Spedali Civili

Coordinato da Stefano Casola, di Ifom (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), in collaborazione con Raffaele Badolato e Camillo Almici, (Università di Brescia e Asst Spedali Civili), ha l’obiettivo di generare la più estesa libreria oggi disponibile di geni immunoglobulinici diretti contro il virus SARs-CoV2, ottenuta da linfociti B di donatori di plasma iperimmune…

La conferenza stampa che si è svolta in Sala Consiglio degli Spedali Civili

Rispetto a quando il Covid-19 ha fatto la sua drammatica comparsa sappiamo molte più cose, ma non ancora abbastanza. Non abbastanza in primis per guarirlo, ma neppure su come bloccarne definitivamente la diffusione. Eppure, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, questa pandemia ci lascia almeno due aspetti positivi: da un lato, infatti, mai come oggi si è tornati a dare alla ricerca l’importanza strategica che le spetta; dall’altro l’ondata di condivisione che attraversa il mondo scientifico di tutto il globo. E proprio il metodo scientifico è la strada che sola potrà farci sconfiggere questo subdolo virus.
E’ anche da questa convinzione che Fondazione Spedali Civili Brescia ha deciso di sostenere finanziariamente il progetto di ricerca CoronAId-Iperimmuni. «Da sempre abbiamo la consapevolezza di quanto la ricerca sia fondamentale e a maggior ragione in questo periodo – sottolinea Marta Nocivelli, presidente della Fondazione -. Perciò quando ci è stato sottoposto il progetto di ricerca CoronAId-Iperimmuni lo abbiamo accolto con convinzione. Oggi è più che mai necessario che i migliori esperti mettano in comune intuizioni ed esperienze per raggiungere il maggior grado di conoscenze possibile su questo virus».
Guidato da Stefano Casola, principal investigator di Ifom (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) e fra i maggiori esperti internazionali nello studio dei linfociti B, il progetto vedrà la stretta collaborazione con gli Spedali Civili e l’Università di Brescia. Nel team ci sono, infatti, Camillo Almici, direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Asst Spedali Civili, e Raffaele Badolato, direttore della Scuola di specializzazione di Pediatria dell’Università di Brescia ed esperto di studi delle basi cellulari dei difetti immunitari di pazienti con immunodeficienze congenite.
«Sono molto felice di poter collaborare con gli Spedali Civili di Brescia per il progetto CoronAId-Iperimmuni – spiega Casola -, il cui obiettivo è quello di generare la più estesa libreria oggi disponibile di geni immunoglobulinici diretti contro il virus SARS-CoV2 ottenuta da linfociti B di donatori di plasma iperimmune. Selezionandoli da un gruppo molto speciale di individui, vale a dire i convalescenti da infezione con SARS-CoV2 candidati alla donazione di plasma iperimmune».
Anticorpi che una volta sintetizzati potrebbero essere replicati in grandi quantità in laboratorio ed eventualmente infusi nei malati, così da ‘aiutare’ il sistema immunitario a combattere l’infezione.
«Nel database degli Spedali Civili abbiamo a disposizione i risultati di migliaia di test sierologici – precisa Camillo Almici – fra questi ne abbiamo individuati circa 300 che presentano valori molto elevati di IgG. Quelli con livelli fra i più alti verrano contattati e verrà chiesta la loro disponibilità a partecipare alla ricerca con un prelievo di sangue periferico». Gli anticorpi che interessano la ricerca «sono quelli che più a lungo hanno mantenuto la memoria del virus – sottolinea Badolato -, per questo è fondamentale utilizzare il sangue degli iperimmuni. Poi, con la metodica della citofluorimetria, saremo in grado di riconoscerli e separarli. Da qui, una volta sequenziati, potrebbe essere possibile replicarli sinteticamente così da costituire, non una cura definitiva, ma un valido supporto nel mix di terapie che vengono oggi utilizzate».

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