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Tra paura devozione e scienza

In collaborazione con l’Archivio di Stato di Brescia si segnala il progetto espositivo “Tra paura devozione e scienza”. Si segnalano inoltre questi cicli di conferenze dal titolo i venerdi della cura dedicati al nostro Ospedale.


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Help Line e Covid-19: tre psicologi grazie a Fondazione

Fondazione Spedali Civili sostiene il progetto Help Line. Il servizio di telemedicina in psichiatria, diretto a tutta la popolazione dell’Asst Spedali Civili. Centomila euro il fondo stanziato per i prossimi due anni.

661 prestazioni erogate a 231 persone, di cui oltre la metà (142) operatori sanitari degli ospedali di Brescia, Gardone Val Trompia e Montichiari. Sono questi alcuni dei numeri, da inizio marzo a fine agosto, dell’Help Line, un servizio di telemedicina in psichiatria attivato grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili di Brescia. Colloqui vis à vis, 289 quelli che hanno coinvolto medici, infermieri e altri sanitari impegnati in prima persona nell’emergenza Covid, ma anche telefonici o in videochiamata, 262 in questo caso quelli che hanno interessato pazienti o loro famigliari, e anche gruppi terapeutici, 19 quelli che si sono svolti all’interno degli Spedali Civili, 2 quelli all’ospedale di Gardone Val Trompia.
«La grave emergenza sanitaria causata dal Covid – spiega Maria Angela Abrami, responsabile dell’Unità di Psicologia clinica e del benessere psicologico dell’Asst Spedali Civili – ha determinato situazioni di forte stress psicologico, fino addirittura a slatentizzare veri e propri disturbi e patologie. Per questo fin da subito, su input del direttore sociosanitario Annamaria Indelicato e d’intesa con Antonio Vita, direttore del Dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze, abbiamo fatto partire un supporto psicologico sia in remoto che in presenza».
Un supporto indirizzato in prima battuta ai pazienti colpiti dal Covid-19, ai loro famigliari e agli operatori sanitari, ma che è diretto a tutta la popolazione. La ricerca scientifica in occasione di altre epidemie (Ebola, Sars, Mers, H1N1) ha, infatti, evidenziato quanto gli effetti di un’emergenza sanitaria possano essere particolarmente duraturi nel tempo. «I sintomi – prosegue Abrami – possono andare da un disturbo acuto da stress fino a un disturbo post traumatico da stress, oltre a depressione, alterazione dell’umore, alta emotività espressa (rabbia, paura…) abuso di sostanze». Disturbi che non sempre vengono meno una volta passato il periodo di emergenza ed è per questo che l’Help Line proseguirà per almeno due anni.
«Il nostro impegno – spiega Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili – si concretizza nel sostegno economico, 100mila euro la cifra stanziata, per il reclutamento di tre psicologi-psicoterapeuti, per 25 ore settimanali per 24 mesi a partire dal 1° di ottobre. Due di loro saranno operativi in altrettanti Centri psico-sociali del territorio, mentre il terzo lavorerà all’interno degli Spedali Civili. Gli psicologi ingaggiati saranno espressamente dedicati al servizio di Help Line, sostituendo così gli operatori che attualmente sono impegnati su questo fronte oltre al loro lavoro ‘normale’».
Dopo un primo contatto telefonico e la consulenza per effettuare il triage psicologico, spiega ancora Abrami: «Si possono strutturare colloqui psicologici e/o trattamenti farmacologici indirizzando la persona al medico di medicina generale o allo specialista psichiatra del Cps. Nel caso in cui vi siano gravi reazioni peritraumatiche, invece, il paziente viene immediatamente inviato alla valutazione specialistica». Nelle situazioni meno problematiche, ma ugualmente bisognose di aiuto, la consulenza psicologica può proseguire con altri due colloqui telefonici o vis à vis, nei quali «lo psicologo ascolta, dà indicazioni, rassicura – dice ancora la responsabile dell’Unità di Psicologia clinica e del benessere psicologico – così che chi in quel momento sta vivendo uno stato d’ansia elevato sa di poter avere un sostegno e un supporto professionale».

I numeri dell’Help Line
Lo sportello di Help Line è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17. I recapiti telefonici sono: 333.6170344, per il territorio che fa riferimento agli Spedali Civili; 1° Cps: 334.1538938; 3°CPps: 334.1538911; 2° e 4° Cps:334.1538955.

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Quegli anticorpi la cui memoria è così importante

Come si svolgerà il progetto di ricerca CoronAId-Iperimmuni. Il caso Ebola ha reso evidente come trasfusioni di plasma iperimmune siano state fondamentali nell’affrontare con successo quella grave patologia. Queste infusioni…

non rappresentano una cura definitiva, ma grazie all’alto contenuto di anticorpi neutralizzanti sostengono il sistema immunitario del paziente e, per così dire, lo aiutano ad attrezzarsi contro l’attacco del virus. Uno dei limiti della raccolta di plasma mediante aferesi è, però, l’alto numero di donatori necessari per coprire l’intero fabbisogno in caso di pandemia, oltre poi alla necessità di ulteriori trattamenti e analisi per verificare che non siano veicolo di altre patologie trasmissibili.
Il progetto CoronAId-Iperimmuni si pone l’ambizioso obiettivo di ‘saltare’ questo passaggio creando una banca dati contenente migliaia di sequenze di geni per anticorpi, detti ‘neutralizzanti’, diretti contro SARS-CoV2. I geni saranno isolati da una popolazione selezionata di linfociti B, detti della memoria, che hanno la capacità di riconoscere la proteina Spike di SARS-CoV2.
I linfociti B hanno origine nel midollo osseo, il loro scopo è riconoscere antigeni estranei al nostro organismo; una volta che li hanno ‘incontrati’ (in questo caso proteine prodotte dal virus SARS-CoV2) si attiva una prima risposta del nostro sistema immunitario (quella che genera le IgM), a cui fa seguito la produzione di cellule B della memoria virus-specifiche e il rilascio di forme solubili di anticorpi protettivi del tipo IgG1. Le cellule B della memoria, che esprimono anticorpi ad alta affinità con il virus, espletano un ruolo chiave nel proteggerci da eventuali infezioni successive dello stesso virus.
Lo studio dei geni delle immunoglobuline (la cui sigla è Ig) della ricerca finanziata dalla Fondazione Spedali Civili si concentrerà soprattutto su quelle del tipo IgG. Va detto che di queste ultime esistono diverse sottoclassi (IgG1, IgG2, IgG3 e IgG4) con funzioni specifiche e durata di azione variabile. Ecco perché è così importante il ruolo degli Spedali Civili che, attraverso il proprio database e studi sierologici dedicati, saranno in grado di individuare quelle persone che, ammalatesi di Covid-19, guarite e con doppio tampone negativo, hanno un’elevata concentrazione nel sangue di una particolare sottoclasse di IgG (IgG1) con azione duratura e protettiva contro il SARS-CoV2.
L’ipotesi di partenza del progetto è più semplice di quanto non sia poi, ovviamente, la sua concreta realizzazione: se si riescono a isolare dai linfociti B anti-SARS-CoV2 di donatori di plasma iperimmune le sequenze genetiche delle immunoglobuline, potrebbe poi essere possibile riprodurle sinteticamente in quantità teoricamente illimitate. Il progetto CoronAId-Iperimmuni trarrà benefici da uno studio finanziato di recente da Fondazione Cariplo (multicentrico coordinato sempre dall’Ifom in partnership con l’Università degli Studi di Brescia, l’Asst Spedali Civili, l’Università degli Studi di Milano, l’Asst Santi Paolo e Carlo e l’IBM di Zurigo) che mira a utilizzare l’intelligenza artificiale e modelli di simulazione di interazioni anticorpo-antigene per selezionare un pool complesso di immunoglobuline anti SARS-CoV2, vale a dire quelle a più elevato potere neutralizzante.

Stefano Casola

Stefano Casola (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare, IFOM, Milano), principal investigator di Ifom, promotore dello studio. Esperienza in immunologia cellulare e molecolare con focus su linfociti B e sulla genetica degli anticorpi. L’unità sarà responsabile della generazione di librerie di geni anticorpali da linfociti B isolati da pazienti COVID-19 convalescenti. L’unità si occuperà anche della sintesi in forma ricombinante di anticorpi umani anti-SARS-CoV2 a potere neutralizzante, della loro validazione pre-clinica e dello sviluppo di un test sierologico ELISA per la quantifica dei livelli circolanti di tutte le classi e sottoclassi di anticorpi anti-SARS-CoV2.

 

Raffaele Badolato

Raffaele Badolato (Spedali Civili di Brescia e Università di Brescia), direttore della Scuola di specializzazione di Pediatria dell’Università di Brescia, esperienza in studi delle basi cellulari dei difetti immunitari di pazienti con immunodeficienze congenite. L’unità sarà responsabile della raccolta del materiale biologico da pazienti COVID-19 pediatrici e collaborerà con l’Unità del Dr Casola nell’isolamento di linfociti B reattivi contro il virus SARS-CoV2.

 

 

Camillo Almici

Camillo Almici (Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale, ASST Spedali Civili di Brescia), direttore Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Asst Spedali Civili, esperienza nell’identificazione citofluorimetrica di Cellule Endoteliali Circolanti come marker di danno endotelaile in corso di trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche e di endotelialite da Covid-19; studi di medicina rigenerativa mediante la combinazione di cellule stromali mesenchimali, scaffold e sensori per il monitoraggio della proliferazione cellulare. L’unità sarà responsabile della selezione ed arruolamento dei pazienti adulti Covid-19 convalescenti, la successiva separazione delle cellule mononucleate e la loro distribuzione alle altre unità partecipanti al progetto.

 

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Al via CoronaAId-Iperimmuni, una ricerca finanziata da Fondazione Spedali Civili

Coordinato da Stefano Casola, di Ifom (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare), in collaborazione con Raffaele Badolato e Camillo Almici, (Università di Brescia e Asst Spedali Civili), ha l’obiettivo di generare la più estesa libreria oggi disponibile di geni immunoglobulinici diretti contro il virus SARs-CoV2, ottenuta da linfociti B di donatori di plasma iperimmune…

La conferenza stampa che si è svolta in Sala Consiglio degli Spedali Civili

Rispetto a quando il Covid-19 ha fatto la sua drammatica comparsa sappiamo molte più cose, ma non ancora abbastanza. Non abbastanza in primis per guarirlo, ma neppure su come bloccarne definitivamente la diffusione. Eppure, volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, questa pandemia ci lascia almeno due aspetti positivi: da un lato, infatti, mai come oggi si è tornati a dare alla ricerca l’importanza strategica che le spetta; dall’altro l’ondata di condivisione che attraversa il mondo scientifico di tutto il globo. E proprio il metodo scientifico è la strada che sola potrà farci sconfiggere questo subdolo virus.
E’ anche da questa convinzione che Fondazione Spedali Civili Brescia ha deciso di sostenere finanziariamente il progetto di ricerca CoronAId-Iperimmuni. «Da sempre abbiamo la consapevolezza di quanto la ricerca sia fondamentale e a maggior ragione in questo periodo – sottolinea Marta Nocivelli, presidente della Fondazione -. Perciò quando ci è stato sottoposto il progetto di ricerca CoronAId-Iperimmuni lo abbiamo accolto con convinzione. Oggi è più che mai necessario che i migliori esperti mettano in comune intuizioni ed esperienze per raggiungere il maggior grado di conoscenze possibile su questo virus».
Guidato da Stefano Casola, principal investigator di Ifom (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) e fra i maggiori esperti internazionali nello studio dei linfociti B, il progetto vedrà la stretta collaborazione con gli Spedali Civili e l’Università di Brescia. Nel team ci sono, infatti, Camillo Almici, direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’Asst Spedali Civili, e Raffaele Badolato, direttore della Scuola di specializzazione di Pediatria dell’Università di Brescia ed esperto di studi delle basi cellulari dei difetti immunitari di pazienti con immunodeficienze congenite.
«Sono molto felice di poter collaborare con gli Spedali Civili di Brescia per il progetto CoronAId-Iperimmuni – spiega Casola -, il cui obiettivo è quello di generare la più estesa libreria oggi disponibile di geni immunoglobulinici diretti contro il virus SARS-CoV2 ottenuta da linfociti B di donatori di plasma iperimmune. Selezionandoli da un gruppo molto speciale di individui, vale a dire i convalescenti da infezione con SARS-CoV2 candidati alla donazione di plasma iperimmune».
Anticorpi che una volta sintetizzati potrebbero essere replicati in grandi quantità in laboratorio ed eventualmente infusi nei malati, così da ‘aiutare’ il sistema immunitario a combattere l’infezione.
«Nel database degli Spedali Civili abbiamo a disposizione i risultati di migliaia di test sierologici – precisa Camillo Almici – fra questi ne abbiamo individuati circa 300 che presentano valori molto elevati di IgG. Quelli con livelli fra i più alti verrano contattati e verrà chiesta la loro disponibilità a partecipare alla ricerca con un prelievo di sangue periferico». Gli anticorpi che interessano la ricerca «sono quelli che più a lungo hanno mantenuto la memoria del virus – sottolinea Badolato -, per questo è fondamentale utilizzare il sangue degli iperimmuni. Poi, con la metodica della citofluorimetria, saremo in grado di riconoscerli e separarli. Da qui, una volta sequenziati, potrebbe essere possibile replicarli sinteticamente così da costituire, non una cura definitiva, ma un valido supporto nel mix di terapie che vengono oggi utilizzate».

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Il coraggio e la passione – Brescia e il Covid-19

È il titolo del libro, edito con il sostegno di Fondazione Spedali Civili Brescia, che raccoglie sessanta testimonianze di questo drammatico periodo. Il volume, un prezioso documento per non dimenticare, verrà presentato giovedì 23 alle 18.00 all’Auditorium San Barnaba. L’intero ricavato andrà a favore dell’associazione «Un medico X te».

Sessanta testimonianze, sessanta voci che, ognuna dal proprio punto di vista e con le proprie parole, raccontano i drammatici giorni che ci hanno accompagnato in questi mesi. Non solo medici, infermieri o persone che fanno parte del mondo della sanità, ma anche chi per altre ragioni, professionali o volontarie, incontra le fragilità che questa pandemia ha reso ancor più evidenti. Sono le testimonianze raccolte da Francesco Puccio nel libro «Il coraggio e la passione – Brescia e il Covid-19» pubblicato da Marco Serra Tarantola Editore, grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili. 382 pagine, corredate dagli scatti di Filippo Venezia e Rolando Giambelli, dense di emozioni e riflessioni, a tratti commoventi, sempre lucide. «Non possiamo, non dobbiamo dimenticare», scrive Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili. «Non possiamo far finta di nulla, riprendere la nostra consueta vita interrotta a febbraio 2020, cancellando i mesi di marzo, aprile e maggio», prosegue. «Anche per questo – sottolinea oggi la presidente – ci è parso importante far sì che questo volume potesse vedere la luce. E’ una preziosa testimonianza, per la quale ringrazio Francesco Puccio e tutti coloro che hanno voluto aderire alla sua richiesta di stendere sulla carta ricordi e pensieri di questo doloroso periodo». Francesco Puccio, già direttore del Dipartimento di Chirugia dell’Ospedale di Desenzano scrive: «La Pandemia da Sars-Cov-2, nella sua drammaticità, ha fatto emergere con forza, in modo diffuso e naturale, questo intreccio empatico che è parte fondamentale e costituente dell’essere medico: sono convinto che tutta questa vicenda, a tratti violenta e, per molti versi ancora sconosciuta, ci lasci, dal punto di vista umano e professionale, una preziosa eredità che i giovani medici e l’Università potranno e dovranno utilizzare nell’insegnamento della medicina come “scienza dell’uomo” prima che della tecnologia». L’intero ricavato dalla vendita sarà devoluto in beneficenza all’associazione «Un medico X te».

Il volume verrà presentato in un incontro pubblico giovedì 23 luglio alle 18.00 all’Auditorium San Barnaba. Sono previsti gli interventi di: Emilio Del Bono, sindaco di Brescia; Marta Nocivelli, presidente Fondazione Spedali Civili; Francesco Puccio, presidente associazione «Un medico X te»; Marco Trivelli, direttore generale Welfare Lombardia; Maurizio Tira, rettore Università degli Studi di Brescia; Claudio Sileo, direttore generale Ats Brescia; Massimo Lombardo, direttore generale Asst Spedali Civili; Ovidio Brignoli, medico di medicina generale; Rosaria Avisani, ispettrice infermiere volontarie Croce Rossa; Candida Chiecca, infermiera coordinatrice Spedali Civili.

 

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Raccolta straordinaria di sangue grazie a Fondazione Spedali Civili Brescia

Chiamate dirette ai donatori, incremento degli operatori sanitari, valutazione di nuovi donatori. Con un contributo di 70mila euro la Fondazione ha consentito all’Avis provinciale,
 in coordinamento con il Servizio Immuno-trasfusionale del Civile, di rispondere alla carenza di sangue.

650 unità di sangue intero raccolte a Brescia, 470 quelle arrivate dalle unità di raccolta di 7 paesi della provincia (Barghe, Gardone VT, Quinzano, Urago, Rodengo Saiano, Calvisano e Adro) in aggiunta alle consuete donazioni. Sono alcuni dei numeri delle sedute organizzate nelle ultime settimane dall’Avis Provinciale di Brescia per la raccolta di sangue, grazie a un contributo (70 mila euro) arrivato dalla Fondazione Spedali Civili Brescia, presieduta da Marta Nocivelli. Il Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’ASST Spedali Civili, diretto da Camillo Almici, che è centro di lavorazione e validazione per l’intera provincia di Brescia, tratta ogni anno tra le 35mila e le 40mila unità di sangue intero. Anche se con la pandemia si sono ridotte drasticamente tutte la attività chirurgiche di routine e perfino le trasfusioni per chi ha cronicamente bisogno di sangue, verso l’inizio di aprile le scorte hanno cominciato a scarseggiare per la parziale ripresa delle attività chirurgiche, la richiesta di sangue anche per i pazienti Covid e, in parallelo, il drastico calo delle donazioni. «Occorre precisare – sottolinea Almici -, che non c’è mai stato alcun rischio per la garanzia del necessario supporto trasfusionale ai pazienti, ma era obbligatorio incrementare le nostre scorte di unità a disposizione. Va detto che il sangue è un bene deperibile, che ha una durata massima di 42 giorni, quindi da un lato dobbiamo sempre essere certi di non sprecarne, ma dall’altro è fondamentale avere a disposizione le corrette riserve». Da qui la necessità di incrementare la raccolta. «Il lockdown aveva praticamente bloccato i consueti appuntamenti, ma la necessità di sangue tornava ad essere pressante. Così quando siamo stati interpellati dall’Avis provinciale – ricorda Marta Nocivelli – la Fondazione ha subito accolto la sua richiesta di aiuto. Occorreva contattare i donatori, aumentare il numero di operatori sanitari e mettere in atto tutte le misure di prevenzione perché le donazioni potessero avvenire in totale sicurezza». Grazie al sostegno economico di Fondazione Spedali Civili Brescia, dunque, l’Avis ha così potuto partire con una serie di azioni. «Dall’11 maggio il nostro personale – spiega Gabriele Pagliarini, presidente dell’Avis bresciana – si occupa di effettuare direttamente le chiamate ai donatori dell’hinterland, anche basandosi sul bisogno di diversi gruppi sanguinei. Stiamo, poi, organizzando numerose sedute per la valutazione di nuovi donatori o per la ripetizione di esami, interventi che, sebbene non abbiano ricadute immediate, ci permetteranno nei prossimi mesi di allargare la base dei donatori disponibili». Sette le sedute organizzate (Brescia, Quinzano, Adro, Barghe, Gardone VT, Rodengo Saiano e Bagolino) che hanno permesso di sottoporre all’esame di idoneità ben 427 persone. I prossimi appuntamenti per gli aspiranti donatori, sempre in fascia serale dalle 17 alle 20, sono: a Brescia (25 giugno e 1 luglio), a Calvisano (25 giugno) e a Travagliato (1 luglio). Proseguono anche le chiamate dirette ai donatori, con sistema di prenotazione, in accordo con il Simt degli Spedali Civili. «La costante collaborazione con l’Avis – conclude Almici – ci consente di programmare le donazioni in base alle reali necessità di un bene così prezioso, la cui raccolta è possibile grazie alla generosità di tanti nostri concittadini».

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20 posti di terapia intensiva, macchinari e progetti post Covid

Sono alcuni dei primi interventi che Fondazione Spedali Civili ha potuto fare grazie ai 4 milioni e mezzo di donazioni fino ad ora raccolti

L’emergenza legata al Covid 19 non è purtroppo ancora finita, anche se, grazie alle molte misure adottate, i numeri si sono drasticamente ridimensionati. Brescia resta ancora una delle città che ha pagato e sta pagando uno dei più pesanti tributi a questa pandemia. Per questa ragione, lo scorso 9 marzo, Fondazione Spedali Civili ha lanciato una raccolta fondi che ad oggi, perché i contributi piccoli e grandi continuano ad arrivare, ha raggiunto la cifra di 4 milioni e mezzo di euro.

Una somma che ci ha permesso di realizzare numerosi interventi tutti ugualmente importanti e significativi. Nell’immediatezza della fase più critica abbiamo finanziato la realizzazione di 20 posti di terapia intensiva, in 3 diversi reparti degli Spedali Civili. Sono state acquistate una serie di apparecchiature: 1 centrifuga per il laboratorio di diagnostica ospedaliera; 2 dermoscopi che consentono di visualizzare su schermo la pelle del paziente mantenendo la giusta distanza di sicurezza anti-covid; e per l’ospedale di Montichiari: 1 cappa a flusso laminare per il laboratorio di analisi, 2 monitor, 5 pulsossimetri, 1 sonda cardiologica, 500 maschere respiratorie.

Poiché le recenti evidenze scientifiche hanno mostrato come il Covid 19 abbia un impatto anche sull’apparato cardiovascolare (7% di pazienti affetti da cardiopalmo e 44% da aritmie) Fondazione Spedali Civili sosterrà le spese per un follow up con un esame Holter 24 ore. L’accertamento consentirà di valutare fenomeni di aritmie, la presenza di apnee notturne e di approfondire il profilo pressorio. Inizialmente interesserà i pazienti cardiologici e sarà, poi, esteso a tutti i pazienti Covid dimessi dall’ospedale Civile.

Con la dimissione dei primi pazienti guariti è stato necessario garantire che non fossero veicolo di infezione, anche con la propria biancheria. Per questo la Fondazione ha commissionato la realizzazione di oltre 1000 Kit monuso (lenzuola, federe, salviette, mascherine, teli) che sono stati consegnati al momento della dimissione o all’ingresso nel «Centro Paolo VI», per i pauci sintomatici che non potevano fare rientro a casa.

Molti dei medici e degli infermieri che hanno lavorato senza sosta per intere settimane non potevano, o perché lontani o per salvaguardare i propri congiunti da possibili contagi, rientrare nelle proprie abitazioni. La Fondazione ha così sostenuto i costi di circa 520 pernottamenti e, in favore di tutti i dipendenti, per i mesi di marzo e aprile ha coperto le spese di mensa e parcheggio che sono state rimborsate in busta paga. Un gesto concreto, il cui valore economico è di 250.000 euro, per rigraziarli del costante lavoro svolto nelle fasi più critiche della pandemia.

La situazione di grave emergenza sanitaria di questi mesi può avere effetti, anche persistenti nel tempo, dal punto di vista psicologico e talvolta psichiatrico. Gli impatti psicologici maggiori riguardano, oltre che gli operatori sanitari impegnati in prima linea, persone con disturbi psichiatrici. Gli psicologi dei Cps (Centro Psico-sociale) 1, 2, 3, 4 stanno predisponendo, in collaborazione con l’Unità operativa Psicologia clinica e del benessere psicologico, un servizio di Help Line. L’intervento consterà di un primo triage con un contatto telefonico. La consulenza può durare fino a 3 contatti di sostegno. Dopo il triage possono essere strutturati colloqui psicologici e/o trattamenti farmacologici con invio al medico di medicina generale o allo specialista psichiatra del Cps o, in caso di gravi reazioni peritraumatiche, l’immediato invio alla valutazione specialistica. Verranno reclutati 3 psicologici/psicoterapeuti con un impegno di 25 ore settimanali per un tempo stimato di due anni e l’intero costo del progetto sarà finanziato dalla Fondazione.

La quantità e frequenza di ricoveri nelle terapie intensive dell’Ospedale Civile ha messo in evidenza come sia importante poter accedere in tempo reale ai dati clinici dei pazienti. Per questa ragione è allo studio un progetto, che verrà sostenuto dalla Fondazione, per la realizzazione della cartella sanitaria elettronica per questi reparti.

La fenomenologia e casistica dell’infezione Covid come si è manifestata in Lombardia, particolarmente nelle province di Brescia e Bergamo, ha destato notevole interesse da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ stato predisposto dall’Ospedale Civile, dall’Università degli Studi di Brescia e dall’Ospedale Besta di Milano un progetto denominato Brescia Hub per lo studio dei dati e la loro messa a disposizione su di una piattaforma web, la cui realizzazione sarà finanziata dalla Fondazione.

Infine, il Coronavirus impone nuove regole di comportamento ed è fondamentale la maggior diffusione possibile delle buone pratiche che ogni cittadino deve adottare per evitare la diffusione del contagio.

Per questo abbiamo deciso di supportare economicamente una campagna di comunicazione che verrà diffusa negli ambulatori, saranno, inoltre realizzati 6 videoclip per diffondere i corretti comportamenti su come vivere al tempo del coronavirus per minimizzare i rischi per sè e per gli altri.

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Dona il tuo 5X1000

Donando alla Fondazione Spedali Civili puoi contribuire a rendere ancora migliori le cure che offriamo ai nostri pazienti.

La Fondazione Spedali Civili di Brescia si occupa di destinare le donazioni all’acquisto di attrezzature tecniche, scientifiche e sanitaria, allo sviluppo della ricerca, al miglioramento delle strutture e alla crescita professionale degli operatori.

Sostenere la Fondazione significa aiutare chi soffre.

Il tuo dono è prezioso.

Fotografa, trascrivi o salva ora il codice fiscale da indicare sulla tua  dichiarazione dei redditi C.F. 98199570171

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Nasce la Fondazione Spedali Civili

La costituzione del nuovo soggetto giuridico è stata voluta da  cinque  Soci Fondatori,  espressione di realtà storicamente attive in ambito sanitario e profondamente radicate nel territorio bresciano:

  • L’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Spedali Civili di Brescia, riconosciuta come uno degli ospedali più efficienti sia in Italia che in Europa e dichiarata tra i migliori ospedali italiani;
  • La Fondazione Beretta, voluta dal dott. Pier Giuseppe Beretta, con l’obiettivo di sviluppare la ricerca scientifica in ambito oncologico.
  • Fondazione Adele e Cavalier Francesco Lonati, costituita per promuovere e sostenere iniziative in ambito sociosanitario, didattico, tecnico scientifico e di utilità sociale;
  • La Fondazione Angelo Nocivelli che ha dato vita e sostiene l’Istituto di ricerca di Medicina Molecolare “A. Nocivelli” all’interno di Spedali Civili.
  • La Fondazione della Comunità Bresciana che persegue fini di utilità sociale e convoglia le risorse del territorio verso progetti che consentano di migliorare la qualità della vita.


Soci partecipanti
potranno essere l’Università, il Comune di Brescia, altri Comuni, la Provincia, enti locali, imprenditori, associazioni e cittadini.
La nuova Fondazione, che partirà con un patrimonio di 200 mila euro, servirà a raccogliere libere donazioni, non avrà un ruolo gestionale e i suoi obiettivi saranno stabiliti dal Consiglio di Amministrazione, in accordo con il Comitato Scientifico. 

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Lo statuto della Fondazione

È costituita una Fondazione avente la natura di organizzazione non lucrativa di utilità sociale denominata “FONDAZIONE SPEDALI CIVILI BRESCIA” (di seguito denominata “Fondazione”) ha sede legale a Brescia in Piazzale Spedali Civili n. 1 ed opera in ambito nazionale con particolare attenzione al territorio della Regione Lombardia.

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Online il sito della Fondazione Spedali Civili Brescia

La Fondazione Spedali Civili di Brescia  è adesso presente in internet attraverso il proprio sito ufficiale.
Abbiamo costruito un sito di facile consultazione, con l’impegno di aggiornarlo regolarmente pubblicando i nuovi progetti e le iniziative promosse dalla fondazione.

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